Si è conclusa la terza edizione di “Calcio di Inizio” il torneo di calcio a 5 non agonistico, a carattere riabilitativo, organizzato dal CSI Roma in collaborazione con i servizi pubblici della salute mentale.
Riportiamo, di seguito, la testimonianza di Andrea Daverio, vicepresidente della squadra “Atletico ma non troppo”, psichiatra, psicoterapeuta e dirigente medico ASL RM 2:

In una Milano alle porte del duemila, mentre George Weah attraversava a grandi falcate tutto San Siro per segnare all’Hellas Verona uno dei gol più belli, insieme ai miei compagni di scuola ci iscrivevamo a un torneo organizzato dal CSI. Non ricordavo il campo da calcio del S. Carlo a Lambrate, quella terra che faceva male alle ginocchia e bene all’anima. Non ricordavo le trasferte, le docce che non funzionavano, il volenteroso papà che il giovedì e la domenica diventava mister; non ricordavo le numerose partite vinte e perse. Avevo solo memorie vaghe di un qualcosa di bello, ormai passato.
Il venti maggio duemilaventiquattro, percorsi più di vent’anni di vita, si è conclusa la terza edizione del torneo Calcio di Inizio organizzata dal CSI in collaborazione con gli operatori e operatrici dei dipartimenti di salute mentale del territorio laziale. L’accento mi tradisce ancora ma da diverso tempo sono romano di adozione e mentre scrivo, vedo quello che avevo scordato: il campo, i compagni di classe, le partite, i sogni e i drammi di quando eravamo ragazzi. E penso alle partite di questi ultimi tre anni; potrei raccontare tante cose, ma forse non serve. Queste righe sono per ringraziare i ragazzi con i quali ci siamo mescolati, il tifo che non è mai mancato, le squadre che si sono sfidate (ASD Il Gabbiano, Atletico Ma Non Troppo, Atletico Cinecittà, ASD Il Quadrifoglio, Atletica…Mente ASD, Red Ants).
Per descrivere i benefici (tanti, per tutti) del gruppo calcio e dello sport servirebbe realizzare quell’idea di Valerio e fare un convegno palla alla mano, anzi al piede. Sono sicuro che ci riusciremo. Qui mi limito ad elencare qualche numero: 6 squadre, 100 giocatori, 50 partite giocate, 6 mini-tornei amichevoli, 460 gol segnati, 3 cartellini gialli, nessun cartellino azzurro e nessun rosso. Perché non giochiamo da rosso, noi.
Una collega qualche tempo fa scriveva che lo sport e il calcio possono essere veicoli di valori importantissimi, che le partite sono metafora della vita e delle sue sfide. Anche per questo il 6 ottobre di quest’anno ci uniremo alla manifestazione Matti per la corsa, nell’ambito del Festival per la salute mentale Romens e ci sfideremo in campi immersi nel parco della Caffarella; giocatrici e giocatori, siete tutti invitati!
In questi anni abbiamo fatto qualcosa di grande, perché ci siamo dimenticati dei nostri ruoli, abbiamo giocato, ci siamo divertiti. Mettendo un numero sulla schiena abbiamo ritrovato i nostri nomi e le nostre personalità. In varie occasioni sono stato quello che combinava pasticci; mi sentivo dire: “dottò non ti preoccupare”. Ma lo sapevamo tutti che in campo non ci sono dottori o pazienti, ci sono giocatori. Abbiamo affrontato la nebbia come in quella Milano degli anni duemila, perdendoci e ritrovandoci. Abbiamo alzato i toni, ma ci siamo subito chiesti scusa. Abbiamo gioito e abbiamo pianto. Siamo arrivati a partecipare ai gironi della Supercoppa sfidando squadre di padri che non vogliono smettere di essere ragazzi; abbiamo scoperto che potevamo correre piu veloci di quanto pensassimo. Abbiamo fatto impazzire gli arbitri e Armando, perché ogni volta ce n’era una, ma una soluzione si trovava sempre. Abbiamo riso, abbiamo scherzato, ci siamo incazzati, abbiamo fatto pace.
Forti dell’eredità di tanti anni di esperienza nei gruppi Calcio (penso a Maurizio, Vinicio, Stefano, Flavio, Chiara, Barbara, Andrea, Patrizia, Dario, Emanuele, Luigi, Roberta, Giovanni, e tanti altri e altre), le stagioni si sono alternate e tre volte abbiamo cominciato e ricominciato, mai nello stesso modo. Come noi molte altre realtà, non solo nell’ambito della salute mentale, si sfidano. Sarebbe un delitto dire che tutte queste squadre emulano calciatori famosi; scendiamo in campo per divertici, perché giocare è umano.
Il gioco, la fantasia, lo stare insieme sono le più valide alternative alla durezza della vita, al peso della malattia che fa stare fermi, impantanati. Invece noi corriamo sempre, anche sotto la pioggia. Un po’ come ci si diceva negli spogliatoi citando Lucio Dalla, “bisogna saper perdere”… Aggiungevamo che bisogna anche saper sorridere. Un sorriso che non ha niente di amaro perché abbiamo visto cosa non è andato come avremmo voluto. Sorridiamo perché abbiamo voglia di riprovarci, ancora. Non vogliamo essere campioni. Vogliamo stare insieme, vogliamo vincere, perdere, divertirci. Questo è il Calcio di Inizio per noi.

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