Sabato 14 dicembre presso l’Impianto sportivo Capitolino di Via Montona si è svolta La Notte dei Capitani, un evento dedicato al valore dello sport e al ruolo di guida dei capitani. Non solo leader in campo, ma modelli di responsabilità, rispetto e integrazione. La serata, giunta alla 15^ edizione, ha visto protagonisti personaggi di spicco provenienti da ambiti diversi, che hanno condiviso esperienze toccanti e riflessioni con i giovani capitani delle squadre di calcio a 5, pallavolo e pallacanestro iscritte ai campionati CSI, accompagnati dai loro allenatori e dirigenti.

Ai giovani del CSI Roma è arrivato un saluto speciale dal capitano della Lazio, Mattia Zaccagni: “Da quando sono diventato capitano ho avvertito la responsabilità che questo ruolo richiede, nei confronti dei miei compagni di squadra, del mister, di tutto lo staff, dei tifosi e anche degli arbitri, che meritano rispetto da parte di tutti. La fascia di capitano ti fa crescere, sia come atleta che come persona. Auguro a tutti i giovani capitani d’interpretare pienamente questo ruolo perché ti aiuta a vedere tutto con occhi nuovi sia in campo che nella vita”.

Ad introdurre la serata è stato il presidente del CSI Roma Daniele Pasquini che ha illustrato i principali appuntamenti del Giubileo. In collaborazione con la Diocesi di Roma, FIGC e Scholas sarà organizzato a febbraio 2025 un corso di formazione di 2° livello per allenatori di calcio, mentre a maggio-giugno si giocherà il torneo “Jubelee Cup” per poi vivere tutti insieme il Giubileo degli Sportivi il 14-15 giugno 2025.

A dialogare con gli ospiti intervenuti nel corso della serata è stato il moderatore Daniele Rosini, presidente regionale del CSI Lazio e coordinatore dell’Area Sportiva del CSI Roma.

Silvio Cinque: il capitano come esempio di equilibrio

Silvio Cinque di “Sport e Legalità”, una rete di magistrati italiani impegnati nella promozione dell’educazione alla legalità e ai valori costituzionali, ha sottolineato l’importanza del comportamento del capitano come elemento di equilibrio: “Un abbraccio all’avversario, un gesto, un sorriso all’arbitro: sono dettagli che rasserena gli animi. Questo deve fare un capitano”. Un messaggio chiaro che si riflette anche nelle Olimpiadi della Legalità, dove lo sport diventa un linguaggio universale per trasmettere valori e regole.

Vincenzo Mangiacapre: dal pugilato alla rinascita personale

Il pugile Vincenzo Mangiacapre, medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Londra 2012, medaglia di bronzo ai Mondiali di Baku 2011 e bronzo agli Europei di Ankara 2011, ha raccontato una storia personale di difficoltà e riscatto. Cresciuto a Marcianise, città con una lunga tradizione pugilistica ma segnata da profonde tensioni criminali, ha vissuto un’adolescenza complessa: “La palestra è stata un rifugio, uno spazio sicuro dove trovare rispetto e forza”. Dopo un periodo segnato da brutte amicizie e arresti domiciliari, è stato lo sport a salvargli la vita: “Il pugilato mi ha insegnato il valore della libertà. Con il mio libro racconto come lo sport può trasformare anche le situazioni più difficili”. Tra i suoi prossimi progetti, un’iniziativa rivolta ai bambini per avvicinarli alla boxe grazie alla collaborazione con la polizia penitenziaria.

Irene Marotta: lo sport aiuta a superare le sfide

Irene Marotta, responsabile del gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, ha ribadito l’impegno del gruppo sportivo statale nel supportare gli atleti italiani, rendendoli competitivi a livello internazionale. Per lei, lo sport è una risorsa preziosa anche nei momenti di difficoltà: “Lo sport aiuta a superare le sfide, insegnando disciplina e resilienza”. Per l’occasione ha presentato il progetto “Giochi della Speranza” che prenderà il via nell’istituto penitenziario di Rebibbia in occasione del Giubileo dello Sport a giugno 2025.

Card. Fabio Baggio: le regole che rendono bello lo sport

Il cardinale Fabio Baggio ha concluso la serata con una riflessione spirituale sul valore delle regole, non solo in campo ma nella vita: “Le regole ci insegnano ad essere onesti con noi stessi e con gli altri, e fanno in modo che lo sport resti bello”. Ha quindi benedetto le fasce da capitano che sono state consegnate ai ragazzi, insieme alla copia del decalogo, col conseguente impegno di fedeltà da parte di tutti gli intervenuti ad “essere un vero capitano CSI: un capitano sul campo, ma soprattutto il capitano nella vita”.

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