Con le luci natalizie intermittenti e le scintille del Capodanno 2024, il nuovo anno inizia con 80 candeline accese sulla torta di compleanno del Centro Sportivo Italiano. La data del 5 gennaio del 1944 fissa la ricorrenza della nascita di un’Associazione che intende promuovere cristianamente un’attività sportiva al servizio dell’uomo. Una storia che ha visto succedersi 9 Presidenti nazionali, 9 Consulenti ecclesiastici nazionali (oggi chiamati Assistenti), migliaia di società sportive, milioni di tesserati. Una storia ricca di campioni dello sport italiano sbocciati e cresciuti sotto la bandiera dai colori arancioblu, come di tantissimi altri atleti ed atlete, che hanno fatto dell’esperienza sportiva vissuta nel CSI una significativa vicenda di vita. L’ottantennio del CSI sarà un anno di preparazione in vista del Giubileo 2025, che ha come filo conduttore il tema della speranza. Non a caso, tra i riconoscimenti più eloquenti ricevuti nel corso degli anni, vi sono i numerosi messaggi pontifici inviati al CSI. Da Pio XII a Giovanni XXIII, da Giovanni Paolo II a Francesco, sono state sempre evidenziate la missione e la finalità dell’impegno del CSI al servizio della Chiesa, ossia quello che bambini, giovani e adulti scoprano, attraverso le varie discipline sportive, la bellezza e la ricchezza del Vangelo, e coltivino i valori autentici della vita nelle scuole, nelle parrocchie, nel territorio. Nel solco di queste radici, verso un futuro sempre più tecnologico, gli auguri al CSI sono quelli di proseguire il suo cammino alla ricerca di modelli di sport come fattore di educazione, di salute, di integrazione, al servizio della società. Fai buon viaggio, CSI!
Un po’ di storia
Il 5 gennaio del 1944 la Direzione generale dell’Azione Cattolica approvò la proposta del prof. Luigi Gedda di intraprendere la costituzione di un organismo specializzato per lo sport. La nuova Associazione, erede della FASCI (Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane), viene fondata ufficialmente nel giugno 1944 per proporre un modello di sport cristianamente ispirato che “contagi” ed evangelizzi ogni settore dello sport nazionale. Il nome prescelto è Centro Sportivo Italiano.
Nel 1946 le prime novità: in collaborazione con gli Alpini, nasce il Trofeo della Montagna, destinato a «militari, valligiani e cittadini»; nel 1949 i Campanili Alpini, che mirano a diffondere gli sport invernali in ogni Comune montano, e i Campanili Marini, che promuovono le specialità natatorie nei Comuni di mare; Jusport fa promozione tra i ragazzi di 1014 anni; Olimpiadi Sport Vitt (nome ispirato dal diffusissimo giornale per mezzo della GIAC “Il Vittorioso”) e Sport Vitt si rivolgono ai giovani di 1620 anni.
All’inizio degli anni ’50, su mandato del Ministero della Pubblica Istruzione, il CSI lancia i “Campionati studenteschi”, proponendo agli studenti dai 13 anni in su tornei di calcio, ciclismo, ginnastica, pallacanestro, e poi anche pattinaggio, pallavolo, rugby, tennis, scherma e sport invernali, oltre che manifestazioni di atletica leggera.
L’iniziativa sarà rinnovata anno per anno, anche con il nome di “Criterium studenteschi”, fino alla metà degli anni Sessanta.
Sono gli anni in cui Alberto Sordi, improvvisato maratoneta in “Mamma Mia che impressione!”, bussa alla porta del CSI per iscriversi alla corsa. L’8 ed il 9 ottobre del 1955, in Piazza San Pietro, si tiene la solenne celebrazione del Decennio del Centro Sportivo Italiano. In quella data l’Associazione vanta 17 Comitati regionali, 92 Comitati provinciali e 60 zonali, 3.000 società sportive e circa 80.000 tesserati. Ben 50.000 di loro si mettono in viaggio verso Roma, con treni, pullman, motociclette e qualche bici per incontrare Papa Pacelli. Pio XII incontra Luigi Gedda ed il Presidente del CONI, Giulio Onesti. Celebre il suo discorso al CSI: «Lo sport non è un fine ma un mezzo». Iconica la partita di pallacanestro al centro del Colonnato del Bernini.
Gli anni ’60 sono quelli del boom economico. Per il CSI si apre un periodo molto fecondo sul piano della riflessione circa lo sport, i suoi strumenti e le sue finalità, un periodo che si estenderà fino agli anni Settanta ed oltre. I giovani desiderano essere protagonisti delle scelte e dei cambiamenti.
Nel 1971 a Pesaro arriva il nuovo Statuto unitario (che unifica CSI e FARI, Federazione Attività Ricreative Italiane, unendo così le componenti maschili e femminili).
Nel 1975, anno in cui viene approvata una “Carta europea dello sport per tutti”, le celebrazioni per il Trentennio del CSI vedono il Presidente in carica, Aldo Notario, consegnare a Paolo VI una medaglia celebrativa. Arrivano gli Anni di Piombo e la politica sportiva sale di tono. Nei congressi CSI di fine anni ’70, lo sport come servizio di promozione umana e sociale e il ruolo delle autonomie locali sono i due punti cardine del rinnovato sistema sportivo auspicato dall’Associazione.
Con il “Progetto Associativo”, presentato nel 1984 al XIII Congresso nazionale, si ridefinisce il CSI come movimento educativo e culturale, votato a contribuire a fare uscire dalla sua crisi la società del tempo. È l’anno del Quarantennio e del Giubileo Straordinario e del Giubileo degli Sportivi, dove il CSI è primattore nella stesura del “Manifesto dello sport”, dichiarazione sui principi etici dello sport che il movimento sportivo internazionale, con il Presidente del CIO Juan Antonio Samaranch, presenta a Giovanni Paolo II. Promuovere l’Associazione per lo sport, per la società civile, per la comunità cristiana diventa il tema dell’Assemblea dei Presidenti provinciali del 1986, dove fa il suo debutto il Pinocchio simbolo del Giocasport, link giovanile fra attività dell’infanzia e dell’ adolescenza. Nascono inoltre le campagne nazionali di promozione sportiva. Su tutte: “Correre CSI”, “Sport chiama donna”, “La Bicicletta”.
Ci sono i Mondiali di calcio di Italia ’90 ed il CSI non manca di far sentire la sua voce, chiedendo si investa qualcosa anche per l’impiantistica di base. Nel dicembre 1991, a Montesilvano, il XV Congresso nazionale decreta un forte processo di rinnovamento interno, in termini di uomini, di metodi, di proposte. Dopo Giocasport, arriva un’altra attività pedagogicamente innovativa: si chiama “Fantathlon”, un programma in cui si mescolano proposte di gioco, di educazione corporea, di vita di relazione, di festa.
Il 1994 è anche anno di Congresso nazionale, che coincide con il Cinquantesimo di fondazione del CSI. Sono per il CSI anni ricchi di una creatività che produce tante iniziative: la Conferenza organizzativa “Time out. Associazione o impresa?” (Loreto, giugno 1995); l’apporto all’organizzazione dell’incontropellegrinaggio “Lo sport va a Loreto”, promosso dalla CEI, nel giugno 1995; il Seminario nazionale “Oltre la siepe: handicap e sport” (Roma, dicembre 1995); il lancio delle “Olimpiadi Giocasport” (aprile 1996); la nascita del “Forum nazionale giovani”, nell’aprile 1996, con l’incontro “Giovani al tie-break”. Anche la CEI fornisce un importante contributo di pensiero sullo sport, presentando (maggio 1995) la nota pastorale “Sport e vita cristiana”.
Dal Congresso di Assisi nel 1996 emergono due importanti novità: il “Patto associativo”, carta di riferimento dei principi guida dell’Associazione, e il lancio della “Nuova progettualità”, una filosofia e una metodologia che permette a Comitati e società sportive di creare progetti sportivo-educativi ad alto profilo sociale e umano. Nasce allora nel 1997 l’iniziativa “Stadium: lo sport incontra la piazza”, a significare l’incontro tra lo stadio, luogo deputato dello sport, e la piazza, luogo in cui la comunità vive, si incontra, dibatte.
Il 1998 vede in rampa di lancio la “Joy Cup”, 150.000 partecipanti alla prima edizione, che diventa l’attività istituzionale per eccellenza dell’Associazione, con le fasi locali, regionali e nazionali.
Arriva un altro avvenimento epocale: il Grande Giubileo del 2000, nella cui preparazione il CSI viene coinvolto per più aspetti, fornendo anche numerosi gruppi di volontari. A Castel Sant’Angelo, a due passi dalla sua sede storica, il CSI in estate organizza il Villaggio dello Sport “In campo per il Giubileo”.
L’Associazione corre incontro al suo Sessantesimo di vita (Aula Nervi nel giugno del 2004). La svolta del millennio vede il CSI impegnarsi in una continua ricerca di nuove strade e nuovi strumenti ed interrogarsi sull’attualità della propria presenza nello sport, nella società, nella comunità ecclesiale alla luce della contemporaneità. Il sistema formativo dà vita alla Scuola Nazionale Dirigenti (SNAD) e alla Scuola Nazionale Educatori (SNES).
Grandi energie vengono impegnate nello sforzo di rendere nuovamente lo sport protagonista della vita delle parrocchie. Un obiettivo passante anche attraverso la formazione di sacerdoti sensibili ai valori pastorali dello sport: da qui il via alla “Clericus Cup”, campionato di calcio per seminari e istituti pontifici. Altro appuntamento di respiro internazionale curato dal CSI è stata la Maratona Pellegrinaggio Gerusalemme-Betlemme.
Sono questi gli anni in cui partono le campagne nazionali “A scuola di valori in parrocchia” (2003), “Il circolo culturale sportivo in parrocchia” con corsi di formazione per “Animatori culturali sportivi in parrocchia, “Un Gruppo sportivo in ogni parrocchia” e l’“Oratorio Cup”.
Nell’ultimo decennio il CSI è stato riconosciuto dal CIP come primo Ente di promozione paralimpica, alla luce di una serie di attività dedicate alle persone con disabilità. In particolare, degno di nota il battesimo della Nazionale Amputati Calcio. Con “CSI per il mondo”, inoltre, si è istituito un servizio di volontariato sportivo nel mondo con missioni nei Paesi in via di sviluppo. Infine dal 2013, con l’avvento della Junior TIM Cup, torneo calcistico che lega il mondo del calcio di vertice con quello degli oratori, si celebra ogni anno una solida alleanza tra sport di base e sport di alto livello.
In occasione degli 80 anni del CSI il comitato di Roma ha pubblicato il libro “CSI Roma. Ottant’anni di storia sportiva, ecclesiale e sociale” per raccontare la storia dell’associazione nella provincia di Roma. Il testo, edito dall’Ave, è stato scritto dallo storico Matteo Monaco con la supervisione di Angela Teja, già presidente della Società Italiana di Storia dello Sport e consigliera del CSI Roma.