Mercoledì 18 ottobre la Sala Pia dell’Università Lumsa di Via di Porta Castello a Roma, ha ospitato l’incontro di presentazione del libro “Orizzonti sportivi. Epos, Ethos, Paideia, Polis”, Editrice AVE, 2023, di cui sono autori Raniero Regni, Maria Cinque (docenti dell’Università LUMSA), Luca Grion (Università di Udine) e Daniele Pasquini (Presidente del CSI Roma e della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport).
Dopo il saluto iniziale del prof. Francesco Bonini, rettore dell’Università LUMSA, ad introdurre i lavori sono stati gli interventi di Don Michele Gianola, sottosegretario e direttore ad interim dell’Ufficio per la pastorale dello Sport della Conferenza Episcopale Italiana, Paolo Seghedoni, vicepresidente dell’Azione Cattolica Italiana – settore Adulti, oltre alla testimonianza dell’atleta paralimpica Domiziana Mecenate.
Il moderatore Piercarlo Presutti, capo redazione Ansa Sport, ha quindi passato la parola agli autori del libro Orizzonti sportivi che offre una chiave di lettura del variegato mondo dello sport partendo da quattro prospettive inusuali: epica, etica, educazione e cittadinanza.
Del legame tra sport e polis ne ha parlato Daniele Pasquini:
“Lo sport nell’antichità nasce in Grecia nelle polis. É nato prima lo sport o la polis? Stephen Miller, scrittore e archeologo scomparso nel 2021, si è spinto ad ipotizzare che lo sport è il promotore della democrazia nelle polis della Grecia antica. L’atletismo antico si basava su una visione fondata su tre principi cardine: isonomia, isegoria, isokratia che sarebbero stati ripresi e adottati nella democrazia delle polis greche.
Isonomia, che oggi si potrebbe tradurre come la legge è uguale per tutti, anche nello sport le regole sono uguali per tutti i partecipanti.
Isegoria, definibile come il diritto allo sport per tutti e Isokratia, ovvero le pari opportunità. Tutti devono avere la possiiblità di accedere allo sport”.
Infine Pasquini si è soffermato sulle sfide dello sport per il futuro:
“Se non vorrà trovarsi in balia dei cambiamenti storici, lo sport sarà chiamato ad affrontare nuove sfide e a trovare un nuovo posizionamento sociale. La sfida che ha di fronte lo sport è la sfida del cambiamento per rimanere sempre se stesso, senza tradire la propria natura di gioco competitivo e fisico, cercando tuttavia di trovare una nuova istituzionalizzazione all’intetno del contensto sociale in profonda mutazione”.
La prof.ssa Maria Cinque, professore ordinario di didattica e pedagogia speciale presso il Dipartimento di Scienze Umane della Lumsa, ha parlato dello sport come Paideia:
“Lo sport è una straordinaria esperienza capace di migliorare competenze cognitive e sociali. Educare allo sport è una missione che richiede non solo una capacità tecnica ma anche una competenza pedagogica.
Paideia nell’antica Grecia aveva il significato di formazione umana, cioè la cultura personale nel senso più elevato. Il principio base era che, senza educazione, non possa esserci cultura e che la cultura sia fondamentale per un esercizio della cittadinanza.
L’educazione, la paideia, rappresenta il legame ideale tra virtù e sport. Gli sport erano parte integrante dell’educazione greca antica, allo scopo di sviluppare in modo equilibrato e armonico sia le doti fisiche, sia quelle intellettuali.
Lo sport, quando praticato in chiave etica e non solo tecnica, costituisce una valida opportunità educativa. La pratica sportiva è un’opportunità per ciascun atleta di sperimentare, vivere e fare propri i valori e gli insegnamenti dello sport. Tuttavia se lo sport non viene accompagnato nel suo sviluppo dal punto di vista pedagogico, il suo potenziale formativo rischia di rimanere inespresso o sottostimato, lasciato alla sola buona volontà e capacità dei singoli”.
Infine il prof. Raniero Regni, professore ordinario di pedagogia sociale presso il Dipartimento di Scienze Umane della Lumsa, ha parlato dell’Epos:
“Lo sport è uno splendido strumento educativo. Se non fai sport non diventi adulto. E’ una parola piccola che contiene tanti significati. Lo sport, in quanto derivato dal gioco, ne possiede il carattere magico che porta alla sospensione dell’incredulità, alla sospesione delle regole che valgono nel mondo ordinario. L’epos racconta un mito che crea un rito con il quale scatta una qualche forma di identificazione. Gli eventi sportivi e la presenza dello sport nella vita quotidiana delle società moderne stanno lì a dimostrarlo, coinvolgendo miliardi di persone in riti ricorrenti.
Quali campioni, quali miti, quali valori, deve cantare l’epos sportivo oggi? Ieri l’epos greco proponeva ai mortali la relativa perennità del ricordo cantando le gesta di chi aveva sacrificato tutto “alle belle imprese”. Oggi abbiamo bisogno di un racconto diverso, che crei un epos all’atlezza di una nuova cultura sportiva tutta da creare, ma assolutamente urgente e necessaria”